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Caffè per il diabete

Tra le numerose sostanze contenute nella bevanda alcuni ingredientì abbassano la glicemia. Il caffè, bevuto dopo un pasto, potrebbe ridurre i livelli di glicemia.

Una nuova ricerca ipotizza come sia possibile inibire gli enzimi coinvolti nella digestione dei carboidrati grazie all’azione dei composti fenolici presenti nel caffè, con un meccanismo simile a quello di alcuni farmaci antidiabetogeni.

Lo si legge in una nota dell’Inran, l’Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione, che ha svolto la ricerca «Un possibile meccanismo d’azione del caffè nella prevenzione del diabete» di prossima pubblicazione. «Grazie a Fausta Natella, Guido Leoni, Angela Viglianti e Cristina Scaccini, ricercatori INRAN, si è dato corpo - si dice nella nota - all’ipotesi che i fenoli presenti nel caffè abbiano un meccanismo d’azione simile ad alcuni farmaci antidiabetogeni: inibiscono gli enzimi coinvolti nella digestione dei carboidrati».

Seppur numerosi studi epidemiologici evidenzino quanto un moderato e prolungato consumo di caffè (normale o decaffeinato) sia associato alla riduzione del rischio di Diabete di tipo 2 - spiega la Natella - il meccanismo attraverso cui il caffè agisca nel prevenire il diabete non è chiaro. È un recente studio epidemiologico che sottolinea quanto l’associazione inversa tra consumo di caffè e diabete sia più forte per quegli individui che bevono regolarmente caffè all’ora di pranzo, a suggerire un possibile meccanismo d’azione: il consumo di caffè potrebbe proteggere dal diabete interferendo con la digestione ed il metabolismo dei carboidrati assunti con il pasto».

Ed aggiunge: «partendo da una ipotesi, abbiamo dimostrato che i composti fenolici presenti nel caffè (acido clorogenico, acido ferulico e acido caffeico) sono in grado di inibire alcuni enzimi coinvolti nella digestione dei carboidrati mentre la caffeina non mostra alcuna attività inibitoria nei confronti di questi enzimi. I composti fenolici del caffè sembrerebbero, in grado di bloccare i residui del sito attivo dell’enzima, responsabili dell’idrolisi degli oligosaccaridi».

Il diabete è putroppo una malattia in aumento vertiginoso. «Risultati di tale portata non sono da sottovalutare», osserva Marco Comaschi Past President dell’Associazione Medici Diabetologi e Direttore DEA - Azienda Ospedaliera Università S. Martino di Genova, «soprattutto valutando le previsioni poco positive in merito alla patologia: ne è documentato l’incremento sia in Italia sia nel Mondo, anche a causa di stili di vita non propriamente salutistici (pessima alimentazione, obesità, mancanza di esercizio fisico)».

I dati Istat più recenti riportano una prevalenza di malattia in Italia del 4.5% sull’intera popolazione, pari a circa 3 milioni di persone, ma l’osservatorio delle Società Scientifiche (AMD - SIMG) ha rilevato in questi ultimi anni valori superiori, fino al 6.7% nella popolazione seguita dai MMG. «Resta comunque evidente, qualsiasi sia la fonte di produzione del dato, l’incremento progressivo, anche superiore a quello previsto dall’OMS.

Pertanto sono richiesti quanti più sforzi possibili per educare la popolazione a rischio a una maggiore attenzione non solo in campo nutrizionale, ma più in generale su ogni aspetto dello stile di vita. La ricerca clinica - rimarca Comas - ha dimostrato che questa è l’arma migliore per ottenere una riduzione dell’incidenza del diabete di tipo 2, altrimenti destinata ad una crescita progressiva».

Spesso, prosegue Comas, «le alterazioni del metabolismo del glucosio vengono scoperte in modo del tutto casuale. Raramente il paziente pensa di controllarsi, soprattutto laddove c’è una familiarità diabetica. Voglio evidenziare che lo sviluppo dell’iperglicemia è graduale: agli stadi iniziali, non essendo di grado severo, non permette la manifestazione delle sintomatologia classica del Diabete. Parlando di obesità, di mancanza d’esercizio fisico e di sviluppo della sindrome metabolica, non si può che evidenziare quanto sia lo squilibrio nutrizionale e il poco movimento a inficiare la buona salute e, anzi, ad aprire la porta a patologie ancora più invalidanti e in diversi distretti corporei». Alimentazione equilibrata e caffè: ecco quindi una possibile riposta preventiva al diabete.

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